Bacino Idrografico del Cecina
Sottobacino del Torrente Pavone

Fauna

 

FAUNA DEL PAVONE

   La mancanza di grossi centri urbani, la completa assenza di industrie e la presenza di attività agro-silvo-pastorali a conduzione tradizionale, contribuiscono a mantenere una elevata diversità ambientale in questo comprensorio, premessa indispensabile per la sopravvivenza di specie animali di grande interesse. 

   Sulle pareti rocciose, sotto le pietre e nel detrito di roccia di ambienti esclusivamente calcarei, vive Solatopupa juliana, un mollusco gasteropode dalla distribuzione ridotta, limitata alla Toscana, a una piccola porzione della Liguria orientale e del Lazio settentrionale. In boschi di caducifoglie, in prossimità dei corsi d'acqua, nel legname marcescente e nella lettiera di ambienti molto umidi, si trova Oxychilus uziellii, un'altra chiocciola con distribuzione ridotta, limitata alla Toscana centro-meridionale, a una area ristretta dell'Appennino Toscano e ad alcune località delle colline bolognesi. È una specie predatrice che si nutre di altri molluschi, caso non molto frequente tra i gasteropodi terrestri. 

Solatopupa juliana - clicca per ingrandire

   Lungo le rive del Torrente Pavone vive un interessante coleottero, Carabus alysidotus; si tratta di una specie rara in Italia e in Toscana, che predilige i prati umidi e i margini delle paludi, ma che colonizza anche, seppure meno frequentemente, gli ambienti più asciutti e relativamente xerici di zone a macchia o a pineta mediterranea. È un attivo predatore che caccia all'imbrunire e di notte anellidi, molluschi ed insetti e spesso entra in acqua dove rimane in immersione fino a 15'. 

    La vetta de Le Cornate, gli appezzamenti incolti e i margini delle colture sono frequentati da due specie rilevanti di farfalle diurne: Thecla betulae e Maculinea arion. La prima, pur essendo largamente distribuita, è sempre rara e fortemente localizzata e in Toscana appare limitata all'Appennino Tosco-Emiliano e alle Colline Metallifere; anche Maculinea arion è una farfalla non comune in Italia e decisamente localizzata in Toscana: è una specie con periodo di volo limitato a giugno-agosto; il suo bruco si sviluppa inizialmente a spese del Thymus serpyllum e in seguito all'interno dei formicai, in una particolare forma di simbiosi con le formiche. Entrambe queste specie sono legate a forme di agricoltura tradizionali, alla presenza di siepi e di alberature marginali alle colture, alle attività agro-pastorali. La modernizzazione delle pratiche colturali, la meccanizzazione, l'ampliamento delle superfici coltivate e l'abbandono delle pratiche agro-pastorali, sono i motivi che stanno alla base della frammentazione delle popolazioni di queste farfalle. 

     Nelle acque del Torrente Pavone e degli altri corsi d'acqua della zona, incluse quelle dell'alto corso del Fiume Cecina, si rinvengono Pesci quali il vairone italiano (Leuciscus muticellus), il non comune ghiozzo di ruscello (Padogobius nigricans) e la trota fario (Salmo trutta), immessa per fini di pesca sportiva. I ruscelli e le pozze temporanee o permanenti, tanto in zone boscate che aperte, danno rifugio agli Anfibi: ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e rana appenninica (Rana italica). 

Salamandrina terdigitata - clicca per ingrandire

     L'ululone dal ventre giallo è un anfibio spiccatamente acquatico, dall'aspetto di piccolo rospo: popola stagni, abbeveratoi, fontanili, pozze temporanee e corsi d'acqua a debole scorrimento; se viene molestato mostra un particolare modulo comportamentale, denominato "unkenreflex", che consiste nell'inarcamento del corpo con ostentazione della colorazione gialla del ventre. Insieme a questa esibizione avviene la secrezione, da parte di alcune ghiandole cutanee, di un secreto irritante; tutto ciò scoraggia un eventuale predatore. L'ululone è l'anfibio più raro della provincia di Siena, presente ad oggi con sicurezza solo nell'area delle Cornate di Gerfalco; altrove in Italia e in Europa risulta in allarmante declino, ma le cause di questo fenomeno sono al momento ignote. 

     Poco conosciuta è la fauna a Rettili: se si escludono entità banali tra le quali la lucertola muraiola (Podarcis muralis) (senz'altro il rettile più comune nelle pietraie della vetta de Le Cornate) e la vipera (Vipera aspis), degna di nota è la possibile presenza di popolazioni selvatiche di testuggine comune (Testudo hermanni), una specie ancora frequentemente allevata come animale da compagnia. Oggi questo rettile appare diminuito in natura rispetto al passato per l'alterazione dell'habitat e per un eccessivo prelievo di esemplari fino a pochi anni fa perpetrato per scopi commerciali. 

   Legato agli ambienti rocciosi è il falco pellegrino (Falco peregrinus), un rapace raro in tutta Europa. In Toscana meridionale questo uccello è presente con pochissime coppie e nell'area della Riserva Naturale Cornate e Fosini è svernante e probabilmente nidificante. Il falco pellegrino è un formidabile predatore, che si nutre quasi esclusivamente di uccelli che cattura con picchiate a velocità superiori a 200 km/h. Gli affioramenti rocciosi sono frequentati nei mesi invernali dal picchio muraiolo (Tichodroma muraria), raro come nidificante in Toscana e non comune come svernante. 

    Notevole interesse riveste la bigia grossa (Sylvia hortensis), un piccolo passeriforme decisamente raro nella nostra regione e ritenuto altamente vulnerabile; predilige le zone caratterizzate da scarso disturbo antropico e da una notevole eterogeneità ambientale, con boschi alternati a incolti e coltivi; per questa ragione trova un habitat ideale nell'alta valle del Torrente Pavone

     I boschi sono popolati da molti uccelli più o meno diffusi altrove nel senese e nella nostra regione quali i rapaci biancone (Circaetus gallicus) e sparviero (Accipiter nisus), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il picchio muratore (Sitta europaea) e la cincia mora (Parus ater), qust'ultima localizzata nei rimboschimenti di conifere. 

     Negli incolti e nelle radure boschive si trovano, invece, la tottavilla (Lullula arborea) e lo strillozzo (Miliaria calandra) e, talvolta, specie non frequenti come l'averla piccola (Lanius collurio) e l'averla capirossa (Lanius senator). 

    Uno dei Mammiferi più comuni è l'istrice (Hystrix cristata), il più grande roditore della fauna italiana; questa specie, da alcuni decenni in espansione in tutta l'Italia peninsulare, pur essendo protetta, localmente viene ancora cacciata per fini alimentari. 

   Esistono segnalazioni attendibili, ma meritevoli di essere riconfermate alla luce di recenti indagini, della presenza del lupo (Canis lupus) e del gatto selvatico (Felis silvestris), due mammiferi molto rari e minacciati a scala europea. Assolutamente certa è, al contrario, la presenza del daino (Dama dama), un ungulato come il capriolo (Capreolus capreolus) appartenente alla famiglia Cervidi. La popolazione attualmente vivente nell'area delle Colline Metallifere ha tratto origine da esemplari provenienti dalla Tenuta di San Rossore immessi intorno al 1970 dal Corpo Forestale dello Stato e dall'Amministrazione Provinciale di Siena nelle zone di Cornocchia, Palazzo e delle Carline. Oggi questo mammifero è ben distribuito nell'alto bacino del Fiume Cecina tanto che non è difficile per l'escursionista osservare tracce indirette della sua presenza, rappresentate da impronte e da escrementi.

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