Bacino Idrografico
del Fiume Ombrone

Fauna

 

MONTE AMIATA

    La fauna del Monte Amiata comprende un buon numero di specie di origine centroeuropea e alpina giunte a sud durante le fasi fredde del quaternario, che la rende simile a quella propria delle quote più elevate dell’Appennino. Esempi evidenti si trovano soprattutto negli Invertebrati, in particolare nei Molluschi Gasteropodi e negli Insetti. I primi annoverano ben sei specie settentrionali “montane”, non molto comuni in Toscana e decisamente rare nel senese: Arion intermedius, Vitrinobrachium breve, Semilimacella bonelli, Clausilia rugosa, Macrogastra attenuata e Balea perversa. Macrogasta attenuata Arion intermedius in provincia di Siena si trova solo sul Monte Amiata e in un’unica località del Chianti presso Monte Luco; Vitrinobrachium breve, Semilimacella bonelli, e Clausilia rugosa si trovano solo sul Monte Amiata; Macrogastra attenuata è presente, oltre che sull’Amiata, anche in Val di Farma; Balea perversa si trova solo sull’Amiata e in un’unica località della Montagnola Senese. Tutte queste specie vivono nei muschi, nella lettiera, nei detriti vegetali e sui tronchi, preferibilmente nelle faggete. Tra gli Insetti si ricordano i coleotteri Trechus solarii e Sinodendron cylindricum. Il primo è un carabide di piccole dimensioni, di poco superiore a 4 mm di lunghezza massima. Vive nella lettiera e sotto le pietre in boschi di faggio; è endemico del Monte Amiata e non è mai molto frequente. Sinodendron cylindricum ha una distribuzione più ampia rispetto alla specie precedente, essendo conosciuto, in Toscana, anche per il non lontano Monte Cetona e per alcune stazioni dell’Appennino. Anche questo coleottero frequenta le faggete, del cui legno morto si nutrono le larve. Un altro invertebrato di un certo rilievo presente sul massiccio del Monte Amiata è il granchio di fiume (Potamon fluviatile), conosciuto per un buon numero di corsi d’acqua dell’area (torrenti Vivo, Vetra, Ente, etc.).

   I corsi d’acqua che scendono dalle pendici del Monte Amiata e segnatamente il Torrente Vivo e il Fiume Fiora, rappresentano le uniche località della Toscana meridionale nelle quali era originariamente presente la trota fario (Salmo trutta), come ricorda il naturalista senese Apelle Dei nella sua “Ittiologia, pesca e pescicoltura nella provincia di Siena” (1871-73). Oggi la trota fario è comune e diffusa nel tratto superiore dei corsi d’acqua di tutta la penisola, Sicilia e Sardegna incluse, introdotta per fini di pesca sportiva a partire dagli inizi del XX secolo. Abita preferibilmente i tratti superiori e quelli medi dei corsi d’acqua con acque turbolente e ben ossigenate. Barbo tiberino Coabita con la trota il vairone italiano (Leuciscus muticellus), diffuso un po’ in tutti i corsi d’acqua dell’area e molto frequente nel Torrente Vivo. Presente negli stessi ambienti è anche il barbo tiberino (Barbus tyberinus), specie endemica dei fiumi e torrenti della Toscana, dell’Umbria e dell’alto Lazio compresi tra il Magra e il Tevere.

    Non particolarmente ricca appare la fauna ad Anfibi: a parte il rospo comune (
Bufo bufo) e le rane verdi (Rana klepton hispanica e Rana bergeri), la specie più frequente è la rana appenninica (Rana italica), vincolata a ruscelli e torrenti. Conosciuti sono anche il tritone punteggiato (Triturus vulgaris) e il tritone crestato italiano (Triturus carnifex). 

    Rettile di un certo interesse è il cervone (Elaphe quatuorlineata), serpente localizzato e non comune in Toscana a nord del Fiume Arno. Non rari risultano la vipera comune (Vipera aspis), vivente tanto in ambienti accidentati che in zone boscate e a macchia e il saettone (Elaphe longissima), specie dalle abitudini arboricole.

   Gli Uccelli, dopo gli Invertebrati, sono il gruppo meglio rappresentato e quello che comprende il maggior numero di specie in comune con quelle viventi sui rilievi delle Alpi e dell’Appennino. I vecchi castagneti e i boschi di faggio maturi offrono possibilità di nidificazione a rapaci quali il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), non comune in Toscana, lo sparviere (Accipiter nisus), uno dei rapaci più frequenti, l’astore (Accipiter gentilis) e l’allocco (Strix aluco). L’astore è una specie vincolata ai boschi di conifere e alle faggete montane. In Toscana è raro e localizzato sugli Appennini, mentre altrove è conosciuto solo nella zona Monte Amiata-Monte Civitella; qui, tuttavia, sembra essere presente con un numero estremamente ridotto di coppie e per questo risulta ad alto rischio. I vecchi castagneti e le faggete mature rappresentano l’habitat ideale del picchio rosso minore (Picoides minor), del colombaccio (Columba palumbus), dello storno (Sturnus vulgaris), del rampichino (Certhia brachydactyla), del pettirosso (Erithacus rubecula)Pettirosso, del codirosso (Phoenicurus phoenicurus), della tordela (Turdus viscivorus), del fringuello (Fringilla coelebs) e del ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula). Il picchio rosso minore è decisamente raro in Toscana e la zona del Monte Amiata è una delle pochissime, se non l’unica della Toscana meridionale, nella quale risulta presente. Si tratta di un picchio di piccole dimensioni, all’incirca quelle di un passero, poco vocifero per cui passa quasi sempre inosservato. Il ciuffolotto mostra una particolare predilezione per le faggete, ma non di rado si stabilisce in boschi puri o misti di conifere. In Italia è distribuito lungo tutta la catena alpina e negli Appennini fino alla Calabria esclusa e in Toscana si rinviene esclusivamente nella dorsale appenninica, con presenza isolata proprio sul Monte Amiata. Dove la faggeta diviene più rada, o è disetanea in seguito ad interventi di taglio alternati nel tempo, si stabiliscono due passeriformi localizzati in Toscana: il luì bianco (Phylloscopus bonelli) e il luì verde (Phylloscopus sibilatrix); per entrambi il Monte Amiata è il solo comprensorio toscano nel quale risultano presenti con una certa regolarità al di fuori degli Appennini. Le ampie radure boschive e gli ambienti aperti incolti con o senza affioramenti rocciosi dislocati attorno alle pendici dell’Amiata, ospitano specie di uccelli amanti degli ambienti cespugliati e delle situazioni di margine tra bosco e incolto, primi fra tutti la tottavilla (Lullula arborea) e il raro zigolo muciatto (Emberiza cia), quest’ultimo in Toscana quasi esclusivamente limitato alle Alpi Apuane e alla catena appenninica, con presenze isolate nel resto della regione. I rimboschimenti di conifere sono colonizzati dalla cincia mora (Parus ater) e, talvolta, dal crociere (Loxia curvirostra). Questo passeriforme possiede un becco molto sviluppato e uncinato, con apice della mandibola e della mascella appuntiti e divergenti verso il basso e verso l’alto. Strettamente legato alle conifere, si nutre dei semi delle stesse che rompe con il potente becco. Le popolazioni delle regioni più settentrionali d’Europa effettuano periodiche invasioni, giungendo anche a quote basse, dove sono presenti formazioni di conifere. Sul Monte Amiata e nei rilievi limitrofi talvolta compare in buon numero in inverno e in primavera e non si possono escludere occasionali episodi di nidificazione.

   Altrettanto interessante è la fauna a Mammiferi: tra tutti si evidenziano il moscardino (Muscardinus avellanarius), il quercino (Eliomys quercinus), il lupo (Canis lupus), la puzzola (Mustela putorius) e la martora (Martes martes), tutte specie considerate minacciate a livello italiano ed europeo. Tuttavia, mentre il moscardino e il quercino sono ancora abbastanza frequenti, la puzzola, la martora e il lupo sono decisamente più rari. Il lupo, in particolare, è una specie rara in tutta la nostra penisola, diffusa con piccole popolazioni localizzate e spesso tra loro isolate, sebbene negli ultimi anni sembri in aumento. Pur essendo inserito in tutte le normative aventi per oggetto la tutela della fauna, è ancora oggi perseguitato dall’uomo. In provincia di Siena esistono segnalazioni attendibili della sua presenza, oltre che per la zona dell’Amiata, per l’area delle Crete Senesi e delle Colline Metallifere.

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