Bacino Idrografico dell'Arno Sottobacino del Fiume Elsa |
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FORESTE
Boschi di latifoglie decidue I boschi di roverella sono presenti sui suoli derivati da rocce calcaree, calcareo-marnose o argille, e nelle aree scoscese e xeriche, dove l’inversione termica e l’umidità invernale rappresentano un fattore limitante per il leccio. Nei querceti a roverella sono presenti diverse specie arboree quali l'orniello (Fraxinus ornus), il sorbo domestico (Sorbus domestica), l'acero minore (Acer monspessulanum). Tra gli arbusti comuni sono il ginepro (Juniperus communis), l'agazzino (Pyracantha coccinea), la ginestra (Spartium junceum), il biancospino (Crataegus monogyna), il prugnolo (Prunus spinosa), il sanguinello, il ligustro e i rovi. Lo strato erbaceo è dominato da alcune liane, come l'edera (Hedera helix), la vitalba sempreverde (Clematis vitalba), il caprifoglio (Lonicera caprifolium), e sono comuni anche il ciclamino primaverile (Cyclamen repandum), l’elleboro di Boccone (Helleborus bocconei) e la viola bianca (Viola alba). I boschi di cerro (le cerrete) sono, invece, rinvenibili solo nei luoghi più freschi, come gli impluvi e le vallecole, dove è presente un suolo eutrofico: ricco e ben areato. La vegetazione si presenta lussureggiante e ben stratificata; nel piano superiore prevale il cerro accompagnato dal castagno (Castanea sativa), l’acero campestre e talvolta la rovere (Quercus petraea). Tra gli arbusti sono comuni biancospino, rose (Rosa sp. pl.), prugnolo, coronilla (Coronilla emerus), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius). Tra le piante erbacee dominano specie acidofile come Physospermum cornubiense, un’ombrellifera di grandi dimensioni, considerata una specie rara, la verga d’oro (Solidago virgaurea) e varie specie di felci, tra cui la più comune è la felce aquilina (Pteridium aquilinum).
Una tipologia vegetazionale particolare è la presenza di
boschi di faggio (Fagus selvatica) e
tasso (Taxus baccata), nelle strette valli del
Botro della Libaia e Botro delle Torri, presso la
Riserva Naturale di Castelvecchio. Queste entità a 300m di quota sono da considerare dei relitti glaciali, che hanno qui trovato le condizioni microclimatiche ideali per poter sopravvivere. I boschi di leccio si accompagnano di arbusti sia termofili, come il viburno (Vibernus tunus), lo scopo maschio (Erica arborea), il corbezzolo (Arbutus unedo), che mesofili come l’orniello (Fraxinus ornus), il ciavardallo (Sorbus torminalis), il biancospino. Le erbe sono poco rappresentate per la densa copertura del piano superiore.
Nelle situazioni più degradate, come morfologie molto accidentate o estesi affioramenti di roccia madre, si sviluppa una fitocenosi principalmente arbustiva, detta “forteto”, dove il leccio rimane allo stadio arbustivo e si accompagna di corbezzolo, lillatro
(Phillyrea latifoglia), lentisco (Pistacia lentiscus). Il
sottobosco si presenta ricco di specie lianose come il caprifoglio sempreverde
(Lonicera implexa), la robbia selvatica (Rubia peregrina) e la vitalba sempreverde.
Boschi igrofili ripari La vegetazione più caratteristica del fiume è quella riparia, ossia quella delle aree influenzate dalle acque, ma non sommerse. Nelle sponde consolidate, costituite da depositi sabbiosi-limosi e dove le inondazioni non sono frequenti, troviamo i pioppeti caratterizzati dalla presenza di Popolus alba, P. nigra e alcuni salici (Salix purpurea e S. alba); nelle anse basse, periodicamente sommerse, si può talvolta rinvenire l’ontano nero (Alnus glutinosa). Il bosco ripario dell’Elsa nel complesso si presenta però degradato a causa dell’invasione di alcune specie esotiche (Robinia pseudoacacia e Ailanhtus altissima). Numerose sono poi le specie mesofite, che entrano a far parte del bosco, come acero campestre (Acer campestre), olmo (Ulmus minor), sambuco nero (Sambucus nigra), rovi (Rubus sp. pl.), corniolo, mentre lo strato erbaceo è formato da megaforbie sciafile e nitrofile (Arctium lappa, Urtica dioica, Rumex sp. Pl., ecc). |
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