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VAL D’ARBIA

   In Val d'Arbia la vegetazione varia molto in relazione ai cambiamenti di esposizione e suolo, siamo al limite tra la fascia delle sclerofille mediterranee sempreverdi o semplicemente “macchia” e quella delle latifoglie decidue eliofile, tale cambiamento di vegetazione è particolarmente evidente dal tardo autunno alla tarda primavera. Si nota, infatti, in inverno il verde cupo di leccete e sugherete, in contrasto con il colore marrone rossastro delle foglie secche di roverella, cerro e castagno. 

Emergenze floristiche e vegetazionali

1. Le sugherete

Sughereto - clicca per ingrandire

    Nei pressi della Befa (Monteroni d’Arbia) troviamo interessanti formazioni a quercia da sughero o sughera (Quercus suber), ormai in sviluppo dinamico verso un bosco di leccio. 

     Si tratta di una formazione su substrato siliceo, e in questa area, localizzata nelle colline interne senesi, la presenza della sughera risulta interessante, poiché la sua distribuzione naturale sono i territori costieri e in Sardegna. In passato le sugherete erano ampiamente diffuse per la raccolta del sughero abbastanza remunerativo, e venivano ben ripulite dagli arbusti per praticarvi anche il pascolo. 

Sughera - clicca per ingrandire


2. Le garighe su ofioliti
    La serie ofiolitica presente nell’area di Murlo mostra una tipica associazione di serpentiniti e gabbri, e risulta essere l’affioramento più meridionale dell’Appennino settentrionale.

    Le ofioliti sono interessanti per i botanici, poiché i suoli che si originano da queste rocce presentano caratteristiche assai ostiche per la vita dei vegetali. Tra queste ricordiamo:

  • un microclima caldo e xerico, a causa del colore scuro della roccia;

  • un basso contenuto di macronutrienti nel suolo;

  • un’elevata concentrazione di metalli fitotossici come nichel, cobalto e cromo.

    La combinazioni di questi fattori ecologici limitanti, fa sì che si sviluppi un tipo di flora e vegetazione molto particolare e differenziata da quelle di aree circostanti.
    Le garighe su ofioliti sono comunità vegetali caratterizzate da una bassa copertura e da specie perenni. Tra gli endemismi serpentinicoli della Toscana troviamo:
Alyssum bertoloni (endemico della Toscana e della Liguria); Stachys recta ssp. serpentinii, Thymus acicularis var. ophioliticus e Euphorbia nicaeensis ssp. prostrata. Altre entità fitogeograficamnte interessanti sono: Notholaena marantae, una piccola felce considerata relitto serpentinicolo, che in questa area ha il suo limite meridionale di distribuzione italiano; Plantago holosteum, anche questo relitto dei substrati ultramafici e Aegilops triuncialis, una graminacea considerata nella Flora d’Italia (Pignatti, 1982) assente in Toscana.

Alyssum bertoloni - clicca per ingrandire

    Per il valore fitogeografico ed ecologico che rivestono queste comunità vegetali, l’Amministrazione Provinciale di Siena ha istituito un sistema di protezione e gestione controllata. 

3. I popolamenti di Carpinus orientalis 
   Nelle colline aride su substrato calcareo a sud di Siena e più precisamente a Nord di Serre di Rapolano e vicino a Torre di S. Alberto, sono presenti all’interno del bosco misto di leccio e roverella, vigorosi popolamenti di
Carpinus orientalis, volgarmente conosciuta come “carpinella”. Si tratta di una specie arborea appartenente alla famiglia delle Corylacee, facilmente riconoscibile dai frutti: degli acheni protetti da una lamina triangolare, irregolarmente dentata ai margini, e che la distingue dall’altra specie di Carpinus, il C. betulus. La carpinella è interessante fitogeograficamente, poiché è una specie caratteristica del Nord Europa e in provincia di Siena, trova il suo limite meridionale di distribuzione in Italia.

 

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