Bacino Idrografico
del Fiume Ombrone |
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MONTE AMIATA
Il monte Amiata costituisce la vetta più alta della Toscana Meridionale; di origine vulcanica, conserva in sé la presenza di giacenti di cinabro, utilizzati fin dal periodo etrusco. L’estrazione del mercurio è stata la ricchezza della montagna per molti anni, oggi ne rimangono solo tracce mute e arrugginite: nel 1976 sono stati chiusi gli ultimi impianti estrattivi. Il centro amministrativo dei maggiori centri minerari, in località La Direzione, è oggi sede del centro visite e foresteria della
Riserva Il Pigelleto. I centri abitati (in provincia di Siena: Piancastagnaio, Abbadia S. Salvatore, Vivo d’Orcia) si sono formati alle quote più basse, lungo il contatto tra le vulcaniti (molto permeabili e stabili) e le argilliti. La vegetazione forestale domina gran parte di quest'area con particolari e interessanti emergenze vegetazionali e floristiche, tra cui alcuni relitti glaciali come il tasso
(Taxus baccata) e l’abete bianco (Abies alba). Importante è la segnalazione di alcune specie endemiche: Pulmonaria saccharata, un endemismo diffuso nella penisola italiana e nella Francia meridionale; Helleborus bocconei, specie endemica dell’Italia centro-meridionale, presente nei boschi cedui dal piano mediterraneo a quello submontano, caratterizzato da un fiore verde appariscente.
La popolazione relitta di Abete bianco autoctono cresce ad altitudini relativamente basse rispetto alle stazioni appenniniche; la sua presenza a quote modeste nel comprensorio amiatino è da attribuire a un microhabitat meno-oceanico, rispetto a stazioni di altitudini maggiori, che la specie preferisce. Boschi di abete bianco in passato erano, comunque, molto più diffusi e si ipotizza che l’attuale presenza limitata, sia da attribuire all’opera dell’uomo che ha favorito boschi di castagno o faggio.
L’abete bianco si inserisce all’interno del bosco di caducifoglie a cerro, faggio, carpino bianco e nero, acero montano e in rare zone al tasso
(Taxus baccata: conifera paleotemperata, rarissima allo stato spontaneo); in provincia di Siena la si rinviene al Pigelleto, nella
Riserva Naturale di Castelvecchio e in Val di Farma. Si tratta di un relitto della vegetazione boschiva sempreverde, denominata vegetazione “colchica”, diffusa nella regione mediterranea alla fine del Terziario e in seguito decimata dalle glaciazioni. La sua presenza in aree di bassa quota extra-appenniniche è da considerare un’emergenza di notevole interesse fitogeografico.
A quote più basse (600-1100 m) il faggio si associa ad altre essenze arboree come:
Acer pseudoplatanus,
Abies alba, cerro e castagno. Interessante è la presenza della belladonna
(Atropa belladonna): una specie appartenente alla famiglia delle Solanace, con distribuzione mediterraneo-montana. Si tratta di una specie raccolta estensivamente in passato per usi medicinali (contiene atropina e alcaloidi), che ne ha causato la scomparsa in molte aree e attualmente risulta rara in tutta Italia. Tra le emergenze floristiche segnaliamo la viola etrusca: una specie endemica delle montagne preappenniniche della Toscana meridionale (ad altitudini comprese tra 740 e 1200 m), localizzata in due nuclei separati: uno sulle Cornate di Gerfalco-Poggio di Montieri-Poggio Ritrovoli, l'altro sul cono vulcanico e parte del basamento calcareo del Monte Amiata; questa specie, inoltre, risulta protetta dalla Legge Regionale della Toscana n. 56/2000.
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