Bacino Idrografico
del Fiume Ombrone

Flora-Vegetazione

 

MONTE AMIATA

      Il monte Amiata costituisce la vetta più alta della Toscana Meridionale; di origine vulcanica, conserva in sé la presenza di giacenti di cinabro, utilizzati fin dal periodo etrusco. L’estrazione del mercurio è stata la ricchezza della montagna per molti anni, oggi ne rimangono solo tracce mute e arrugginite: nel 1976 sono stati chiusi gli ultimi impianti estrattivi. Il centro amministrativo dei maggiori centri minerari, in località La Direzione, è oggi sede del centro visite e foresteria della Riserva Il Pigelleto. I centri abitati (in provincia di Siena: Piancastagnaio, Abbadia S. Salvatore, Vivo d’Orcia) si sono formati alle quote più basse, lungo il contatto tra le vulcaniti (molto permeabili e stabili) e le argilliti. La vegetazione forestale domina gran parte di quest'area con particolari e interessanti emergenze vegetazionali e floristiche, tra cui alcuni relitti glaciali come il tasso (Taxus baccata) e l’abete bianco (Abies alba).


Emergenze floristiche e vegetazionali

1. I castagneti
       Il castagno (
Castanea sativa) occupa sull’Amiata una vasta area sul suolo acido delle vulcaniti, fino alla quota di oltre 1200 m. Sono presenti sia castagneti da frutto, detti “marroneti”, che possono essere considerati delle vere proprie colture, dove i castagni, spesso innestati con varietà di pregio, sono regolarmente distanziati e ordinati in filari, che i castagneti cedui e i misti con cerro. Questi presentano una struttura più ricca di arbusti (come ginestra dei carbonai, Cytisus scoparius, ed eriche) e di piante erbacee.

   Importante è la segnalazione di alcune specie endemiche: Pulmonaria saccharata, un endemismo diffuso nella penisola italiana e nella Francia meridionale; Helleborus bocconei, specie endemica dell’Italia centro-meridionale, presente nei boschi cedui dal piano mediterraneo a quello submontano, caratterizzato da un fiore verde appariscente.

Helleborus bocconei  - clicca per ingrandire


2. Le abetine
      Nell’area amiatina l’abete bianco (
Abies alba) detto localmente “pigella o pigello”, cresce spontaneamente sia all’interno della Riserva Naturale del Pigelleto (700-800m), che in altre due aree, segnalate come biotopi di rilevante interesse vegetazionale: vicino al Vivo d’Orcia (800- 900m) e presso il Convento della SS. Trinità (600-700 m) in provincia di Grosseto. 

     La popolazione relitta di Abete bianco autoctono cresce ad altitudini relativamente basse rispetto alle stazioni appenniniche; la sua presenza a quote modeste nel comprensorio amiatino è da attribuire a un microhabitat meno-oceanico, rispetto a stazioni di altitudini maggiori, che la specie preferisce. Boschi di abete bianco in passato erano, comunque, molto più diffusi e si ipotizza che l’attuale presenza limitata, sia da attribuire all’opera dell’uomo che ha favorito boschi di castagno o faggio.

       L’abete bianco si inserisce all’interno del bosco di caducifoglie a cerro, faggio, carpino bianco e nero, acero montano e in rare zone al tasso (Taxus baccata: conifera paleotemperata, rarissima allo stato spontaneo); in provincia di Siena la si rinviene al Pigelleto, nella Riserva Naturale di Castelvecchio e in Val di Farma. Si tratta di un relitto della vegetazione boschiva sempreverde, denominata vegetazione “colchica”, diffusa nella regione mediterranea alla fine del Terziario e in seguito decimata dalle glaciazioni. La sua presenza in aree di bassa quota extra-appenniniche è da considerare un’emergenza di notevole interesse fitogeografico.

3. Le faggete
     Alle quote più alte (oltre i 1400 m) si sviluppano rigogliose faggete, un tempo molto degradate, perché il legname veniva utilizzato nelle miniere. Si tratta di boschi di alto fusto, monospecifici, con un rado sottobosco, in cui prevalgono le specie sciafile come:
Galium odoratum, Mycelis muralis, Prenanthes purpurea. Tale povertà di specie, rispetto alle altre faggete appenniniche, è legata all’isolamento geografico del cono vulcanico. 

     A quote più basse (600-1100 m) il faggio si associa ad altre essenze arboree come: Acer pseudoplatanus, Abies alba, cerro e castagno. Interessante è la presenza della belladonna (Atropa belladonna): una specie appartenente alla famiglia delle Solanace, con distribuzione mediterraneo-montana. Si tratta di una specie raccolta estensivamente in passato per usi medicinali (contiene atropina e alcaloidi), che ne ha causato la scomparsa in molte aree e attualmente risulta rara in tutta Italia. 

4. I rimboschimenti a conifere
      Le aree degradate sono state anche in questa zona rimboschite conifere: abete bianco (
Abies alba), abete rosso (Picea abies), larice (Larix decidua) e pino nero (Pinus nigra) e sono utilizzate esclusivamente per la produzione di legname, in quanto non sono in grado di rinnovarsi spontaneamente. Da sottolineare che l’abete bianco utilizzato per i rimboschimenti sta compromettendo il patrimonio genetico dell’abete bianco indigeno.

5. Gli arbusteti
     Nelle aperture del bosco o come mantello al bosco stesso, si rinvengono lembi di formazioni arbustive a dominanza della ginestra dei carbonai (
Cytisus scoparius) su suolo acido, di Rosa canina, Prunus spinosa, Clematis vitalba su suoli basici.

     Tra le emergenze floristiche segnaliamo la viola etrusca: una specie endemica delle montagne preappenniniche della Toscana meridionale (ad altitudini comprese tra 740 e 1200 m), localizzata in due nuclei separati: uno sulle Cornate di Gerfalco-Poggio di Montieri-Poggio Ritrovoli, l'altro sul cono vulcanico e parte del basamento calcareo del Monte Amiata; questa specie, inoltre, risulta protetta dalla Legge Regionale della Toscana n. 56/2000.

Viola etrusca - clicca per ingrandire

 

  Chianti Senese
  Val d'Arbia

 

  Crete Senesi e Val d'Orcia


  Valli Farma-Merse
  Monte Amiata

Approfondimenti


Inquadramento Bacino dell'Ombrone 

Flora-Vegetazione

 


Fauna
Cultura Verde

Mappa del Sito Web
Intrecci

Progetti - Iniziative
Servizi

Rivista "Alterità"